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Come si puo' essere siciliani?

Come si puo' essere siciliani? XL Edizioni Violante Pietro

Autore: Violante Pietro
Editore: XL Edizioni
Collana: Tracce
Prezzo: 15,00 €

Data pubblicazione: 05/10/2011
Pagine: 200
EAN: 9788860830463
Genere: Politica scienze politiche

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Da Verga a De Roberto a Pirandello a Tomasi di Lampedusa, Fiore, Bufalino, Consolo, Perriera: la storia mai scritta di una diffidenza alla modernità che non può essere liquidata come arretratezza. Nel dibattito sul grande ritorno delle “piccole patrie” che segna il paesaggio politico, nazionale e internazionale, manca un libro come questo. Il caso preso in esame è l’autonomia regionale siciliana, regione che si rende speciale ancora prima della nascita della repubblica. La ricostruzione di questa vicenda, finora carente, non solo permette di leggere la grande trasformazione novecentesca della politica e della società isolana e nazionale ma riassume in sé tutte le retoriche argomentative che accompagnano i tanti regionalismi: identità culturale, difesa del territorio, valorizzazione delle risorse, vicinanza ai cittadini, storie millenarie e risarcimenti per danni provocati da “altri”, sino alla speculazione edilizia, la mafia e il ruolo dei mezzi dei giornali. Per raccontare questa storia l’autore si serve anche e soprattutto della letteratura siciliana letta con la categoria del “disagio del progresso”. “Come si può essere siciliani?”, si chiedeva diversi anni fa Leonardo Sciascia, appellandosi all’origine isolana. L’insularismo è la metafora di una intellettualità che oscilla dal premoderno al postmoderno e che si rifiuta alla modernità. Ancora una volta oggi, come già alla fine dell’Ottocento, si può invocare un fallimento politico: allora dell’unità nazionale ora dell’autonomia. Ma la chiave del fallimento politico non basta più. C’è nella letteratura siciliana una sensibilità ai costi della modernità che è comune a molte letterature “periferiche” particolarmente attente alla perdita dei valori comuni nei processi di accelerata secolarizzazione, e in difesa dei quali approntano una strenua e “nostalgica”, ma non per questo solo arretrata, strategia difensiva. Ebbene del paradossale valore “progressivo” dell’arretratezza ci si rende ancora conto.


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