Esce la raccolta degli articoli su "Repubblica" dedicati ai titoli più amati.
A i tempi dei Barbari aveva scelto di scrivere un saggio sulle pagine di Repubblica, di frammentare in più articoli il suo pensiero sulla mutazione culturale. Sei anni dopo Alessandro Baricco è tornato ad utilizzare quella stessa formula per una nuova riflessione sul mondo che ci circonda: nel 2012 lo scrittore ha preso in mano gli ultimi dieci anni della sua vita da lettore, scegliendo i cinquanta romanzi e saggi che più lo avevano appassionato e dedicando a ognuno di questi un articolo. La raccolta di quei testi, intitolata Una certa idea di mondo, dopo essere andata in edicola con il quotidiano per La biblioteca di Repubblica, ora è pubblicata da Feltrinelli (pagg. 168, euro 7). È quindi diventata un libro, per la precisione un "libro che parla di libri", che si rivolge ai lettori invitando- li a entrare in un mondo privato dove storie e parole si intrecciano senza che vi sia un canone. A muovere la mano dell'autore - è evidente ripercorrendo le sue scelte tutte insieme, una di seguito all'altra - c'era la casualità, quella che un giorno ha fatto sì che quei titoli entrassero nella sua vita, ma anche la necessità di mettere a fuoco ciò che lo circondava. Senza soffermarsi su dettagli che servono solo a perdere di vista la mappa complessiva, ma ricorrendo a un trucco che l'autore dice di avere imparato dai vecchi: parlare di quello che veramente si conosce e si ama per capire e comunicare ad altri che cosa si pensa del mondo. «Io di cose che conosco davvero, e amo senza smettere mai, ne ho due o tre. Una è i libri». Gli era venuta questa idea, «che se solo un giorno mi fossi messo lì a parlare di loro, prendendone uno per volta, solo quelli belli, senza smettere per un po' - be', ne sarebbe venuta fuori innanzitutto una certa idea di mondo. C'erano buone possibilità che fosse la mia».
Difficile definirla a priori, più semplice cominciare a leggere, sfogliare la biblioteca di Baricco cominciando dal primo titolo sugli scaffali: Open di Andre Agassi. «Pallina dopo pallina, volano le domande e le risposte sulla vita, schizzando sul cemento dei pensieri, e alla fine quella a cui assisti è un'unica, grande, affascinante partita giocata da un ragazzo contro il buco nero che si porta dentro». Una biografia bellissima che dice molto sulla storia di un grande sportivo, ma che proprio là dove delude Baricco, dice qualcosa anche su di lui. Allo scrittore non è piaciuto il finale: l'eroe che dopo avere odiato il tennis trova la tranquillità occupandosi degli altri. «Temo che il senso della vita sia estorcere la felicità a se stessi, tutto il resto è una forma di lusso dell'animo, o di miseria, dipende dai casi».
La partenza non poteva essere più chiara, è evidente rileggendola oggi, subito dopo quel prologo che spiega il perché di una serie di articoli, di un pensiero che come per i Barbari sceglie di essere frammentato. Chiarito il meccanismo, le parole si rincorrono e si intrecciano per creare una realtà diversa, nella quale si mescolano l'alto e il basso. Troviamo, infatti, un saggio di Isaiah Berlin su Le radici del romanticismo a poche pagine di distanza dal Fantozzi totale di Paolo Villaggio. Nessuna paura di essere irriverenti, anzi il gusto sottile di spiazzare con accostamenti che ai più suonano come un azzardo: grandi classici come Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e opere prime come La ragazza che fa a pugni con l'ombra di Inka Parei; il diavolo, quello del dizionario di Ambrose Bierce, e gli esercizi spirituali di Pierre Hadot, la Storia delle idee del calcio di Mario Sconcerti e Le origini culturali del Terzo Reich di George L. Mosse... Si può continuare così per tutti e cinquanta gli articoli, ma ci si può anche fermare a pesare le assenze: tante e sorprendenti. Del resto Baricco aveva avvisato i lettori: «Non ci sarà Viaggio al termine della notte, per capirsi (l'ho letto quando avevo vent'anni). Né Anna Karenina (me lo tengo per qualche lungodegenza, augurandomi di non leggerlo mai). Ho semplicemente scelto i migliori cinquanta libri che ho letto di recente. Sono quelli di cui parlo con gli amici, quando abbiamo finito di litigare su film e politica. Si meritavano qualcosa di più». Ora possiamo dire: un libro che parlava di loro.
di Stefania Parmeggiani, la Repubblica, 17/04/2013
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